Giorgio Palumbi – Italiano+
La ricerca artistica di Antonio Milana si fonda sulla trasfigurazione materica nella quale l’esistenza pensata…
Giorgio Palumbi - Italiano
La ricerca artistica di Antonio Milana si fonda sulla trasfigurazione materica nella quale l’esistenza pensata e mediata diviene punto di partenza dell’essenza delle cose.
E’ sua aspirazione quella di staccarsi dalla superficie della tela per spezzarne l’unità in una composizione frammentaria che si distribuisce cromaticamente e si muove nello spazio assegnato, traendo spunto da sollecitazioni di un ordine astratto dell’espressione complessa, nelle quali, materia e rapporto tra segno, colore e spazio rappresentano la centralità della sua sperimentazione che attiene alla sfera della percezione visiva .
E’ questo un dialogo fatto di luce in una concettualità che diviene sintesi informale dominata dall’artista in una proiezione immaginativa del suo “ io “ interiore alla ricerca di una personale ed universale creatività .
Lavori dell’istinto le cui diverse modalità dell’uso del colore suscitano vibrazioni inconsciamente recepite dalla psiche con una tensione che va al di la dell’atto stesso creativo di effettiva presa di coscienza interiore.
Pittore di grande spessore e carattere, Antonio Milana sa raccontare con forza il proprio pensiero, tanto da partecipare vivamente la propria visione introspettiva della realtà a chi si pone dinanzi alle sue opere che non amano la costrizione ma si fondono con lo spazio a farsi quarta dimensione per poter vivere il senso astratto con un linguaggio i cui lessici sintagmatici si esplicitano pienamente nella dialettica artistica contemporanea.
Articolati giochi compositivi materici e cromatici svincolano l’artista dal nodo gordiano dei dubbi esistenziali attraverso una creatività pervasa, soprattutto, di piacere ed in attesa di misurarsi con il proprio intuito che sa farsi viaggio tra il materiale e l’immateriale.
Le sue strutture composite si dipanano dinamicamente in una costruzione cromatica intersecata plasticamente nello spazio pittorico, tanto da creare contrasti tra corpi materici non formalizzati, ma possentemente illuminati da porosità e brillantezze rafforzate da interventi segnici che conferiscono energici accenni timbrici all’intera elaborazione.
Pittura libera, la sua, di grande pathos e stimolatrice di un’estasi non condizionata dalle parvenze esterne, che si fa emozione interiore con segni espressivi che vanno oltre la razionalità ed il contenuto.
Sensazioni di fisicità naturale e di eterea immaterialità, dunque, rappresentano il risultato dell’estrema ricerca di essenzialità che Antonio Milana ricava dal suo estro e dalla sua esuberanza espressiva. I suoi lavori divengono luoghi senza tempo che vagano e si soffermano contestualmente nell’anima del pittore e di chi li osserva.
Giorgio Palumbi – English+
Milana Antonio’s artistic research is based on the transfiguration of matter in which the mediate…
Giorgio Palumbi - English
Milana Antonio’s artistic research is based on the transfiguration of matter in which the mediated and thought existence becomes the starting point of the essence of things.
It is his desire to break away from the surface of the canvas, to break the unity in a fragmented composition which is chromatically distributed and moves in the assigned space. He draws inspiration from the abstract order of complex expression, in which matter and the relationship between sign, colour and space are the centrality of his experimentation that relates to the field of visual perception.
This is a dialogue of light in a conceptuality which becomes informal synthesis, dominated by the artist in an imaginative projection of his inner “I” in search of a personal and universal creativity.
Works of instinct and different ways of colour usage give rise to vibrations unconsciously captured by the psyche, with a tension that goes beyond the actual act of creation of effective inner awareness.
Artist of great depth and character, Antonio Milana can tell his thoughts strongly, enough to engage his introspective vision of reality with those who put themselves in front of his works. And his works do not like the constriction but merge with the space to be the fourth dimension to live the abstract language, whose syntagmatic vocabulary is fully explicit in the dialectics of contemporary art.
Articulated compositional games of materials and colours release the artist from the Gordian knot of existential doubt through a creativity permeated especially of pleasure and waiting to compete with intuition that knows how to travel between the material and the immaterial.
Its composite structures unfold dynamically in a chromatic structure intersected plastically in the pictorial space, so as to create contrasts between non formalised bodies, but powerfully illuminated by porosity and gloss reinforced by the action of signs that give energetic tonal hints to the entire processing.
His free painting of great pathos and stimulating an ecstasy not affected by external appearances becomes interior emotion, with expressive signs which go beyond rationality and content.
Feelings of natural materiality and of ethereal immateriality, therefore, are the result of the extreme research of simplicity that Antonio Milana draws from his inspiration and from his expressive exuberance. His works become timeless places which wander and dwell together with the soul of the artist and the observer.
Ilaria Caravaglio – Italiano+
Dietro quello che potrebbe apparire come il comune titolo di una mostra, si cela in realtà la chiave…
Ilaria Caravaglio - Italiano
Dietro quello che potrebbe apparire come il comune titolo di una mostra, si cela in realtà la chiave della ricerca artistica di Antonio Milana.
La traccia infatti, nel senso più ampio del termine, è al tempo stesso punto di partenza e mezzo espressivo attraverso il quale l’artista manifesta la sua poetica.
Non solo traccia intesa come segno, così come l’occhio dell’osservatore la percepisce, ma traccia in quanto orma, scia, testimonianza di un passaggio.
I passaggi ed i segni da essi lasciati sono, in effetti, gli elementi che sostentano l’estro creativo dell’artista, attraverso un percorso, a volte lungo e non semplice, che sfocia poi sulle tavole e sulle tele, con i colpi di pennello e le lunghe spatolate che solcano i supporti.
Un percorso, quello di Milana, che trova il suo punto di forza nella polivalenza artistica che lo contraddistingue e che lo ha visto, giovanissimo, a stretto contatto con la musica; anche la traccia musicale quindi, il solco scolpito sul vinile, pare essere tra quelle impronte che, irrefrenabili, riemergono nella sua vita di artista e si fondono con la materia che “scrive” le sue opere, in una sinestesia suono-colore.
Tracce come input da un lato, perché i lavori di Milana si nutrono di eventi; tracce come output dall’altro, perché risultanti da una ricerca incessante, quasi spasmodica, che si riversa poi sui supporti, in un tripudio di colori e geometrie.
Ed ecco che a fare capolino è anche il significato matematico e geometrico della traccia: linee, cerchi, ogive ed ellissi si intersecano sulle superfici, in una danza cromatica che riempie lo spazio della tavola o della tela, attori su un palco privo confini.
Questa assenza di limiti è, a mio avviso, la grande forza che caratterizza l’opera di Antonio Milana, la capacità cioè, tutt’altro che semplice, di lasciare libertà assoluta all’osservatore; libertà di sconfinare oltre le estremità della cornice che, con fatica, cerca di contenere quelle scene, che altro non sono se non il diario di viaggio dell’artista.
Agli occhi che, attenti, scrutano le sue “finestre”, Milana permette di invadere quelle scene che, da intime, diventano pubbliche, senza gelosie né diffidenze ma, anzi, con la curiosità sempre nuova, di osservare il risultato dell’incontro tra il suo lavoro ed il fruitore.
Quella di Milana è una riflessione ampia, che può avere origine da un ricordo o da un incontro o, ancora, da una passeggiata in campagna; è infatti negli ampi spazi incontaminati che, spesso, la sua attenzione viene catturata da vecchi oggetti abbandonati, o parte di essi, che diventano poi gli inconsapevoli protagonisti dei suoi lavori.
Ferro arrugginito, plastica, corda e vecchie carte emergono da fondi astratti, conferendo alle opere una tridimensionalità che quasi sconfina nella scultura; sono i pezzi di un passato ignoto allo stesso Milana, un passato catturato e reso prigioniero dei supporti.
Ed ancor più che gli oggetti, ad essere rapito dalle tele e dalle tavole è lo stesso artista, il quale si abbandona completamente al contatto con le sue superfici, lasciando da parte la realtà che lo circonda; prima di iniziare a far scorrere pennelli e spatole infatti, Milana ama fermarsi ad osservare la superficie che ha davanti a sé, sfiorarla a mani nude, sentirne l’odore, manifestando la necessità di un contatto reale e concreto.
Una vicinanza talmente forte, quella dell’artista alle opere, che la si potrebbe racchiudere forse in binomio, in una metafora che definirei semplicemente “sinapsi artistica”; il pensiero più intimo di Milana prende forma nel momento in cui si “scontra” con la superficie, attraverso una creatività non convenzionale, che si spinge sul trascendente, in perfetto equilibrio corpo-anima.
Di certo non si può restare indifferenti di fronte agli stimoli che i suoi dipinti sprigionano, proprio perché carichi di spiritualità ed emotività, senza alcun bisogno di servirsi di rigorosi dettami estetici, quindi assolutamente in linea con la tendenza alla quale Milana si ispira, la scuola romana.
Il colore liberamente “spalmato” sullo spazio riporta ad un’ulteriore lettura delle tracce che, in alcune composizioni, ricordano le curve che, istante per istante, identificano il percorso delle stelle e che, in astronomia, sono note come “tracce evolutive”.
Percorsi dunque, tracce di storia, di vita, di libertà e di natura quelle impresse da Antonio Milana sulle superfici, in un intreccio dal sapore cosmologico, un “groviglio” di colori, segni e figure che nasconde in realtà un’ampia ricerca che, partendo dall’intimo, si serve dei supporti come filtri attraverso i quali diffondere il proprio messaggio.
Ilaria Caravaglio – English+
Behind what may seem like a common title for an exhibition, it lies in fact the key to Antonio Milana artistic…
Ilaria Caravaglio - English
Behind what may seem like a common title for an exhibition, it lies in fact the key to Antonio Milana artistic research.
The trace, in the broadest sense of the term, is indeed both the starting point and the expressive means through which the artist reveals his poetics.
Trace is not only seen as a sign, like the eye of the observer perceives it, but in as much as footmark, trail, and evidence of a presence.
The marks and signs left by them are, in fact, the elements that sustain the creative genius of the artist, through a sometimes long and not easy path, flowing into boards and canvas with brush strokes and long coats that plough through the frame.
Milana’s route finds its strength in artistic versatility that makes his distinctive feature and that saw him, young, in very close contact with music; then also the music track, the groove carved on the vinyl appear to be between those footprints that, irrepressible, resurface in his life as an artist and merge with the substance, which “writes” his works in a sound-colour synaesthesia.
Traces are input first, because the works of Milana feed on events, then output, because they result from a relentless pursuit, almost spasmodic, which is then poured on the brace, in a blaze of colours and shapes.
And here ticking off, it is also the geometrical and mathematical meaning of the trace: lines, circles, vaults and ellipses intersecting on the surfaces in a dance of colour that fills the space of the board or canvas, like actors on a stage without boundaries.
This lack of limits is, in my opinion, the great strength that characterises the work of Antonio Milana, that is the ability, not an easy task, to leave the viewer absolute freedom; freedom to stray beyond the end of the frame, which, with difficulty, is trying to contain those scenes that are nothing but the travel book of the artist.
Milana lets the careful eyes that scrutinise his “windows” to invade those scenes, which from intimate become public, without jealousy or mistrust, but rather with ever new curiosity to observe the outcome of the meeting between his work and the viewer.
That of Milana is a wide reflection that can arise from a memory or a meeting or even a country walk; it is in fact in the ample uncontaminated spaces that often his attention is captured by old abandoned objects, or parts of them, which then become the unwitting subjects of his works.
Rusty iron, plastic, rope and old “remnants” of paper emerge from abstract surfaces, making the works three-dimensional, almost trespassing into sculpture; they are the pieces of a past unknown to the same Milana, a past captured and made prisoner within the frames.
And even more than the objects, to be kidnapped by the canvas and boards is the artist himself, who abandons himself completely to the contact with their surfaces, leaving aside the reality that surrounds him; before beginning to slide brushes and spatulas in fact, Milana loves to stop and observe the surface in front of him, touching it with bare hands, smelling it, expressing the need for a real and tangible contact.
The closeness of the artist with the works is so strong that it could perhaps be held in a combination, in a metaphor that I would simply call “artistic synapses”; the most intimate thought of Milana takes shape when it “collides” with surface, through an unconventional creativity that goes on the transcendent, in a perfect body-soul balance.
Certainly one cannot remain indifferent to the stimuli that his paintings evolve, because they are full of spirituality and emotion, with no need to use rigorous aesthetic precepts, and absolutely in line with the trend which Milana draws inspiration from, the Roman school.
The colour freely “smeared” on the space shows a further reading of the traces that in some compositions reminds of the curves that, moment by moment, identify the path of stars, which in astronomy are known as “evolutionary routes”.
Therefore routes, traces of history, life, liberty and nature impressed by Antonio Milana on the surfaces, in a plot of cosmological flavour, a “tangle” of colours, signs and shapes that really hides a wide research that, starting from within, uses the frames as a filter through which to spread its message.
Lucio Mandarà – Italiano+
L’espressione artistica, non ricavando la propria bellezza – o il contrario di essa – da elementi…
Lucio Mandarà - Italiano
L’espressione artistica, non ricavando la propria bellezza – o il contrario di essa – da elementi ondivaghi ma dal proprio statuto ontologico, rimanda a canoni conosciuti svelando a chi ne fruisce significati soggettivi .
Nell’astrazione poi, salvo che nella convenzione matematica, non esiste univocità di significato ed un “approccio“ visivo può condurci ad identificare emozioni difficilmente definibili, stati d’animo di chi dipinge l’opera ma soprattutto di chi ne fruisce.
. Il senso della pittura astratta e’ analogo al problema intrinseco dell’uomo “tout court”, spinto dalla propria inclinazione a creare simboli volti alla ricerca di un senso della vita in se stesso, in tutti gli avvenimenti e in tutte le cose di questo mondo. Non trovandolo – forse perché non c’è – finisce per inventarlo del tutto arbitrariamente, sfociando inevitabilmente nella metafisica, nel soprannaturale.
In questo ambito Antonio Milana non fa eccezione: alternando equilibri di levigatezza e ruvidità dipinge percezioni che ha in testa e nel cuore., creando segni che aprono spiragli naturali di “luce interiore” e che vanno goduti: enigmatici e silenziosi .
Ed è così che finestre aperte, archetipi, semi di vita, fossili, simboli ovoidali che ci rimandano al principio del mondo, alla creazione, illuminati da questa “luce” ci appaiono in dinamiche soluzioni, in un continuo divenire, in un perenne movimento, come animati da un vento invisibile che suggerisce levità e che scandisce il tempo di ogni giorno. Un tempo indeterminato che Antonio Milana intuisce ed analizza – tra fascino e profezia- illustrando, oltre l’icona, un uomo derubato delle sue qualità primarie, “omologato”, ma cosciente interprete del “suo” tempo , vivo e mai del tutto vinto.
Lucio Mandarà – English+
Artistic expression, not gaining its own beauty – or the contrary of it – from wandering elements…
Lucio Mandarà - English
Artistic expression, not gaining its own beauty – or the contrary of it – from wandering elements but from its own ontological status, refers to known models revealing personal meanings.
In the abstraction, then, except for the mathematical convention, univocal meaning does not exist and a visual “approach” can lead us to identify emotions – which are difficult to define – the spirit of those who paint the work, and above all of those who benefit from it.
The purpose of abstract painting is similar to the inner problem of the man “tout court”, moved by his own propensity to create symbols in the search of a meaning of life in himself, in all occurrences and in all the things in this world. As he does not find it – maybe because it does not exist – he concludes by inventing it arbitrarily, ending up unavoidably in the metaphysics and the supernatural.
In this respect, Antonio Milana makes no exception: taking in turns balance of smoothness and roughness he paints the perceptions of his own mind and heart, thus creating signs which open up to natural gleams of “intimate light” and which must be enjoyed as mysterious and silent.
Open windows, archetypes, life seeds, fossils, egg-shaped symbols – which reminds us of the beginning of the world, of the creation – they all, lighten up by this “light”, appear to us in dynamic solutions, in a continuous becoming, in a never ending movement, as enlivened by an invisible wind, which suggests lightness and scans the every-day time. Antonio Milana guesses and analyses an indefinite time – between spell and prophecy – illustrating beyond the icon a man deprived of his own primary qualities, “homologated”, but conscious actor of his “own” time, alive and never completely won.
Maria Gabriella Ciaffarini – Italiano+
Osservando le opere di Antonio Milana non si può fare a meno di restarne affascinati, anche perchè ci si ritrova…
Maria Gabriella Ciaffarini - Italiano
Osservando le opere di Antonio Milana non si può fare a meno di restarne affascinati, anche perchè ci si ritrova a seguire arrendevoli e partecipi, se non addirittura complici, un percorso che è insieme narrazione, processo di conoscenza, espressione estetica nella sua forma più pura.
L’artista, l’osservatore, la semplice quotidianità diventano gli elementi di un racconto in cui i protagonisti veri sono il gesto con la sua corporeità ed il tempo: ed è in questa dimensione assoluta, lontana dai particolarismi delle contingenze effimere, che le contraddizioni, le illuminazioni, l’allegria, i ripensamenti, addirittura gli “avanzi” ed i reperti delle nostre più umili attività acquistano la dignità di rivelazioni e ci permettono di leggere in trasparenza significati contenuti da sempre nelle cose ma raramente portati alla nostra consapevolezza.
In effetti Antonio Milana è uno di quegli artisti per i quali la tecnica non rappresenta un ostacolo alla genuinità dell’espressione sincera ed immediata anzi diventa strumento docile e necessario affinchè avvenga in tutta naturalezza la comunicazione estetica ed emerga con sincerità ed immediatezza il portato esistenziale.
C’è da chiedersi allora cosa appaia dell’uomo “Antonio Milana” dai racconti colorati delle sue opere: esse sono i segni lasciati da un Ulisse incarnato non solo come archetipo culturale della società umana di cui l’artista fa parte, ma è soprattutto una figura di riferimento, un luogo dell’anima, un paradigma personale; ecco allora l’uomo come eterno nomade la cui storia è scolpita sulle tele.
Ho volontariamente scelto il riferimento alla scultura per esprimere una delle caratteristiche salienti delle opere di Milana, infatti la tridimensionalità fa parte dei suoi lavori, ed è una tridimensionalità fatta di strati e strati di colore spalmati e sovrapposti ma anche di oggetti umili, dimenticati, in cui la ruggine assurge alla dignità di effetto coloristico e di monito temporale, un segno polidimensionale fermato sul supporto come immagine conclusiva di gesti diventati storia e pregnanza semantica anche a livello filosofico.
Le cose, oggetti vari raccolti ai margini delle nostre giornate affollate e veloci, costruiscono l’opera insieme al gesto ed all’idea dell’artista; attraverso un assemblare coerente di forme razionali e di macchie emotive, di materiali spuri nella pittura accademica, la realtà canta in modo inusuale il suo divenire e ci arricchisce di emozioni inedite oppure sveglia le emozioni custodite e sopite nella nostra interiorità.
Uno dei modi migliori per leggere le opere di Antonio Milana è quello di utilizzare la luce: mettere il quadro in piena luce equivale ad evidenziare la fase finale, il punto di arrivo della creazione, momento in cui si cristallizza il messaggio e per il fruitore diventa facile rintracciare gli equilibri formali, i centri di irradiazione espressiva e ci si sente gratificati dai colori pieni, inequivocabili, colori in cui si possono cercare anche degli effetti estetici inconsueti che accarezzano il nostro desiderio di nuovo e di meraviglia.
Ma il viaggio è sorpresa e per evidenziare il viaggio dell’idea creatrice attraverso gli itinerari tracciati dai gesti pittorici è necessario ricorrere alla luce radente che sola può evidenziare il processo di sovrapposizione e di “scultura” dei colori e degli oggetti, rimandandoci allo spazio plasmato dall’artista in movimento.
Leggere le opere come se fossero formate di strati, guardare in trasparenza per rintracciarne la costruzione, la storia della stesura, ciò che è avvenuto e che è “dietro” l’immagine conclusiva ma che è necessario affinchè l’opera sia proprio così e non diversamente, questa è l’operazione che ho sperimentato e che ho trovato straordinariamente interessante, anzi intrigante…
Ci si ritrova così a confrontarsi con le onnipresenti categorie dello spazio e del tempo ed a ricreare la deduzione, mai abbastanza reiterata, che per avere un senso l’arte debba essere “segno” in senso metafisico, azione assoluta che nella storia attinge all’impronta indelebile dell’eternità.
Nella memoria collettiva, l’arte diventa così ricerca di una comunicazione che travalica il tempo, tutti i tempi, da quelle sequenze veloce-lento della durata interiore della coscienza, al tempo della memoria ed anche della memoria futura relativa alla progettazione e all’ utopia.
L’artista però è anche artigiano (su questo punto non fa eccezione nemmeno il Nostro), per questo non può fare a meno di utilizzare, coscientemente o no, simbologie e strategie espressive raccolte e tramandate dalla tradizione e rielaborate con il gusto ed il bisogno/stile dei nostri giorni.
Nelle opere in esame si possono rintracciare quindi modelli figurativi ormai archetipici, inseriti dopo un’opportuna metabolizzazione e rivivificazione.
Ecco che nelle opere di Milana la narrazione avviene mantenendo sempre ben in vista il centro del quadro, considerato discrimine spaziale che costituisce ordine ed equilibrio alle forme che si dipanano con libertà e coerenza, ecco che spesso si allude a giochi prospettici e geometrici, eredi della ricerca razionale della pittura rinascimentale e figli delle idee chiare e distinte dell’Illuminismo, ecco che si inseriscono elementi oggettuali del postmodernismo con il suo corollario di astrattismo e di ricerca continua nei materiali e nella forma espressiva, ed ecco infine che appaiono le “ogive”, spesso associate ad un intento meditativo, che mi hanno riportato indietro a considerare da una parte il simbolo egiziano dell’occhio di Ra e dall’altra i tanti “Cristo in mandorla” dell’arte medievale.
Si svolge così la riflessione sulla sacralità della vita, dell’universo, della ricerca umana, quest’ultima bene espressa dall’uso delle forme circolari e triangolari, nonchè a modelli figurativi ormai archetipici.
Nelle opere dell’artista traspare in effetti una certa religiosità schietta e spontanea, una sorta di credo senza dogmi che riedita i simboli consueti e li rimette in gioco a bagnarsi nel circolo delle esperienze e del divenire.
Quest’ultima riflessione mi ha portato a considerare cosa nei quadri mi abbia davvero colpito in modo istintivo: la vitalità, la decisione del segno, il senso della lotta degli elementi ideali e materici, la chiara determinazione ad esprimersi ed a comunicare, la solarità infine, questi sono tutti gli elementi che ho rintracciato sintetizzati nei gialli straordinari, nei rossi e nei blu generosi, nell’oculato e significativo uso del nero, negli interventi razionalistici delle linee in mezzo agli interventi maculari delle esplosioni dei colori, festa di emozioni irrazionali ed informali.
Il risultato duraturo di questa esperienza artistica è stato per me il comprendere dall’interno il valore e la sacralità della vita intesa come viaggio alla scoperta del sè e del mondo, in un continuo gioco di rimandi tra l’io e l’altro, tra stabilità e trasformazione, in una metamorfosi del gesto che è esso stesso creazione dello spazio e del tempo, nello spazio e nel tempo (mi si permetta il gioco di parole), sintesi complessa delle esperienze e delle contraddizioni.
Mi è apparso, con l’immediatezza sintetica e definitiva che solo l’arte può offrire, il senso della storia, secondo la lezione di Hegel, come processo, evoluzione, sintesi degli opposti.
L’arte di Milana è un gioco di specchi ma anche di alterchi accesi, tra il bisogno di essere pienamente se stessi ed il cercare una piena integrazione in una società spesso malata di conformismo ipocrita, di noia e, in definitiva, poco vitale: è illuminante in questo caso la scelta dell’autore di vivere immerso nella campagna, dopo aver sperimentato, antropologicamente parlando, varie società umane in tutto il mondo.
Antonio Milana sa utilizzare a pieno ritmo le nuove tecnologie per comunicare e per fare musica, sa gestire la velocità connotativa del nostro vivere comune e al tempo stesso sa conservare l’attenzione e la curiosità per l’alterità, così come conserva il piacere del tempo lento e del silenzio forieri di meditazioni fruttuose.
Maria Gabriella Ciaffarini – English+
While looking at the works by Antonio Milana, you cannot help but get fascinated, yielding to follow…
Maria Gabriella Ciaffarini - English
While looking at the works by Antonio Milana, you cannot help but get fascinated, yielding to follow and participate – even as accomplice – to a journey through knowledge and aesthetic expression in a purest of forms.
The artist, the observer and the simple day life become the elements of a story, where the real characters are physical gesture and time. In this absolute dimension – away from ephemeral contingencies – contradiction, illumination, joy, reflection, even ‘leftovers’ and findings of our most menial tasks acquire the dignity of revelations, which allow us to read, in transparency, meanings forever held in the things, but rarely brought to our awareness.
In fact, Antonio Milana is one of those artists for whom technique is not an obstacle to genuine, sincere and immediate expression. Indeed it becomes a docile instrument, necessary for aesthetic communication to be natural and for the existential to come out with sincerity and directness.
One wonders, then, what is revealed from the man ‘Antonio Milana’ through the coloured stories of his works: they are the marks left by a Ulysses, embodied not only in a cultural archetype of the human society where the artist belongs, but rather as a reference point, a place of the soul, and a personal paradigm – a man as an eternal nomad, whose story is captured on canvas.
I have voluntarily chosen sculpture to describe one of the main characteristics of Milana’s works: the three-dimensional aspect made of layers and layers of colours, spread and overlapping, but also made of humble and forgotten objects, where rust takes on the colouring effect and gives the sense of time, as a poly dimensional sign captured as a final image of actions that have become history and semantic meaning, also at a philosophical level.
Items, various objects collected during our busy and fast days, make up the work, together with the act and the idea from the artist; through the set up of coherent and rational forms, of emotional spots, of spurious materials for academic painting, reality sings out its becoming in an unusual way and elevates us with new emotions, or awakens emotions kept dormant within ourselves.
One of the best ways to read the works of Antonio Milana is to use the light: put the picture in bright light to play up the final stage, the finishing point of creation, when the message crystallises and the viewer can trace formal balances, the centre of expression, and feels gratified by the full and unequivocal colours, where unusual aesthetic effects – that caress our desire for new and wonder – can be looked for.
The journey is a surprise and to highlight the creative idea through the routes traced by pictorial actions is necessary to resort to oblique light, which alone can underline the overlapping and the ‘sculpturing’ process of colours and objects, reminding us of the space created by the artist in motion.
Reading the works as if they were formed of layers, looking in transparency to trace back the structure and the coating, what happened and what is ‘behind’ the final stage – which is necessary for the work to be just as it is and not otherwise – is just what I experienced and found extremely interesting, even intriguing …
You then confront yourself with space and time, deducing – once again – that art must leave a metaphysical sign, to have sense, an absolute action in history which leaves a trace in eternity.
In collective memory, art becomes communication beyond time, all times, from those slow and quick sequences of the inner conscience, to the time of that and future memory relating to planning and utopia.
But the artist is also craftsman – and on this point even our artist is not an exception – and so cannot make without the use, consciously or not, of symbols and expressive strategies collected and handed down by tradition, and reworked with the taste, needs and style of our days.
In the works in question, figurative models can so be traced, as archetypes now inserted through a proper metabolism and revivification.
In Milana’s works, the story takes place in focusing on the centre of the painting, considered as a space distinction, which gives order and balance of forms that unfold with freedom and coherence. Here is the allusion of geometric and perspective effects, heirs of the rational research of the Renaissance painting and sons of the clear and distinct ideas of the Enlightenment age. Here is where elements of postmodernism fit, with its corollary of abstraction and continuous research in material and expressive form.
A consideration takes then place on life, the universe and human endeavour expressed by the use of circular and triangular shapes, as well as figurative models now prototypes.
In the works of this artist it shows a kind of sincere and spontaneous religiosity, a kind of belief without dogma that edits usual symbols and puts them back in the game of experience and evolution.
This has led me to consider what has really hit me in his pictures: vitality, decision of the sign, struggle between idea and material, his clear determination to express himself and communicate, and in the end the light – all the elements marked in extraordinary yellows, reds, generous blues, in the wise use of blacks, in the explosion of colours and signs, both irrational and informal.
He lasting result of this artistic experience has been for me the inner understanding of values and life meant as a journey of discovery of the self and the world, in a continuous game of references between oneself and the other, stillness and transformation, a metamorphosis of space and time, in space and in time (please allow me the pun), a complex synthesis of contradictions.
I have found, with the immediacy that only art can offer, a sense of history that, according to Hegel, is a process, an evolution and a synthesis of the opposites.
The art of Milana is a game of mirrors and altercations, between the need to be and the one to seek integration in a society sick with conformism, deception, and boredom and lifeless. The artist’s choice to live in the countryside is therefore illuminating, after having experienced various human societies around the world.
Antonio Milana knows how to use, at full speed, new technologies to communicate and to play music, can handle the speed of life and, at the same time, can preserve attention and curiosity for the others, as well as the pleasure of time and meditation.
Sara Fiorelli – Italiano+
Antonio Milana: Un’ Algebra Imprevedibile. Con Hits, si espongono per la prima volta insieme una serie di opere…
Sara Fiorelli - Italiano
Antonio Milana: Un’ Algebra Imprevedibile. Con Hits, si espongono per la prima volta insieme una serie di opere di Antonio Milana che hanno partecipato a premi nazionali, a Biennali e ad esposizioni presso musei e luoghi istituzionali. Sono lavori che narrano un percorso di ricerca, a cui l’artista si è dedicato con il rigore e la dedizione che contraddistinguono una pratica metodologia ben definita.
Il processo creativo di Milana infatti, scaturisce da un’idea intesa non come possibilità praticabile, ma come concetto di cui investigare il significato. Utilizzando il gesto come strumento di conoscenza e mezzo di interazione con ciò che lo circonda, l’artista procede all’oggettivazione dell’idea-concetto sulla superficie pittorica. Durante l’ideazione si innesca una sorta di reazione a catena che, invece di sviscerare il significato ultimo ricercato, genera delle ramificazioni di senso che si traducono in dense stratificazioni di colore. Strato dopo strato la superficie diventa materia e assume spessore e stabilità. Lo sfondo valica il confine della piatta campitura cromatica trasformandosi nell’epidermide vitale del dipinto. Solchi e graffi incidono le sovrapposizioni come rughe che attraversano un volto e depositandosi raccontano un vissuto di cui resta un’indelebile ricordo.
Talune deviazioni tonali invece, non sono il frutto di un accumulazione di materia e colore, ma piuttosto sono risultato di una azione opposta e contraria. Raschiamenti e sverniciature fendono la superficie sprigionando l’energia accumulata nel gesto dell’artista che, nel suo compiersi, delinea un moto carico di forza. Ora, allo stesso modo in cui vediamo giungere la quiete dopo la tempesta, osserviamo materializzarsi emergenze segniche, geometriche derivazioni e forme archetipali che traducono visivamente l’impulso creatore originario.
Non c’è un tentativo di rappresentazione nel lavoro di Antonio Milana ma piuttosto di dissoluzione, dove, attraverso un’azione disgregatrice, nasce l’opportunità di una riorganizzazione creativa degli elementi esistenti, attuando un processo trasfigurativo del reale.
Spaesati, sospesi nello spazio-tempo dell’opera, ci lasciamo trasportare nell’esistenza dell’artista, dove impariamo a vedere la realtà circostante attraverso gli occhi mai stanchi di chi osserva il mondo con meraviglia. Abbandonando le certezze delle categorie precostituite con cui indicizziamo quotidianamente il mondo, approdiamo in un universo sconosciuto ed indecifrabile. Le difese calano e si avverte la vulnerabilità di chi si guarda attorno alla ricerca di punti di riferimento. La consapevolezza della direzione che si stava percorrendo sfuma e l’orientamento vacilla. L’unica possibilità di proseguire il cammino all’interno dell’opera è quella di cedere all’istinto e lasciarsi avvolgere dal fluido vitale del segno, in cui distinguere il principio di un nuovo sentiero.
Milana trasforma il suo mondo in pittura. È l’Io dell’artista che lavora su sensazioni non descrivibili né categorizzabili. Un’algebra imprevedibile che racconta fratture, cambi di rotta e derive. Si parla delle fratture del tempo, come accade in Dove, Quando, in cui l’utilizzo di fili di ferro e corde rende visibile la tensione che intercorre tra due opposti, e nel punto di loro congiunzione fissa l’origine di una cesura spazio temporale. Si parla di rotte o derive dove sembra spingerci Coevo Istinto che, come un radar, indica possibili direzioni immaginarie, oppure un luogo verso cui ciascuno di noi avrebbe voglia di approdare. Forse però non siamo ancora pronti, non abbiamo maturato il coraggio sufficiente per intraprendere questa strada. Dovremmo arrenderci al desiderio e non ostacolarlo con le lucide progettazioni che organizzano e scandiscono l’avvicinarsi futuro. L’algebra imprevedibile allora si configura come la condizione di chi sceglie di vivere in bilico, come un trapezista sospeso nel vuoto che, privo di qualsiasi protezione e riparo, reagisce ad ogni sottile vibrazione della realtà. La prontezza del riflesso è l’unica alternativa alla caduta. È questa la reattività che l’artista quotidianamente pratica per vivere il presente.
«Il mio futuro è nel presente» sembra dirci con l’opera Io non attraverso l’Universo tutto da solo. Sembra voler invitare direttamente gli astanti ad accompagnarlo, o meglio ricordare loro che, seppur con un’attitudine diversa alla realtà, tutti noi stiamo percorrendo lo stesso tragitto. È tutta questione di punti di vista e di prospettive. È così che Milana, attraverso le sue riflessioni intime e personali, risveglia nell’osservatore quesiti rimasti insoluti. L’artista infatti, pone costanti interrogativi che, una volta tradotti in pittura, offrono all’osservatore la possibilità di instaurare un dialogo diretto con l’opera.
Come sembra suggerirci Sintonia, l’equilibrio è a metà tra cielo e terra. Un movimento è ripreso nell’atto di girare in senso antiorario, il ritmo del colore ne tradisce la direzione. Galleggia nell’atmosfera astrale, e ad attrarci profondamente è la luce che emette. Potrebbe sembrare quasi uno schermo retroilluminato eppure non brilla di luce riflessa, ma di luce propria. Una luce che per le grandi dimensioni dell’opera avvolge la totalità del campo visivo producendo un’influenza ambientale nello spazio.
Per l’equilibrista dall’alto ogni cosa si fa superficie, ogni oggetto perde la propria ombra e con essa la tangibile corporeità. Non resta altro che una traccia, la memoria di sé. Milana percepisce queste tracce e ne restituisce l’impronta tattile di un passaggio o di un varco verso una nuova direzione da intraprendere. Attraverso i suoi segni delinea itinerari praticabili dallo sguardo che reagisce analizzandone la percorribilità, come se di fronte avesse una mappa da decifrare. Instabile diventa anche l’equilibrio del visitatore che, passo dopo passo, fa esperienza del cammino dell’artista sperimentando la praticabilità di una nuova conoscenza sensibile.
L’osservatore ha i piedi poggiati sulla salda terraferma e con il volto rivolto all’insù guarda l’artista attraversare l’ignoto. Chissà verso quale scenario Milana sta puntando il suo sguardo. Dal basso verso l’alto si può vedere soltanto l’incedere del passo e non l’orizzonte verso cui l’artista è diretto. Una strada sconosciuta, forse mai prima d’ora battuta. L’artista si configura così come un’apripista, un precursore dei tempi che, sperimentando ogni giorno il rischio di fare scelte che vanno sempre al di là dell’ordinaria abitudine, muta costantemente il proprio punto di vista sul mondo, affinché si rivelino di fronte ai suoi occhi sempre nuove e sconosciute mete verso cui tendere.
Sara Fiorelli – English+
Antonio Milana: Unpredictable Algebra. With Hits, a series of Antonio Milana’s works that…
Sara Fiorelli - English
Antonio Milana: Unpredictable Algebra. With Hits, a series of Antonio Milana’s works that have participated in National awards, Biennials, Museums and Institutional places, are shown for the first time together. These are artworks that tell a research story, to which the artist has committed himself with rigour and devotion that distinguish a practical and well defined methodology.
The creative process of Antonio Milana, in fact, stems from an idea understood not as viable possibility, but as a concept that investigates the meaning. By using the gesture as an instrument of knowledge and means of interaction with its surroundings, the artist proceeds with the objectification of the idea-concept on the painted surface. During inception a sort of chain reaction is set in motion and, instead of dissecting the ultimate meaning sought, it generates a ramification of senses that translates into dense layers of colour. Layer after layer the surface becomes material and assumes thickness and stability. The background crosses the border of the flat patterning colour, thus becoming viable epidermis of the painting. Grooves and scratches overlay as wrinkles crossing a face and, settling, tell an experience of indelible memory.
Some tone deviations, however, are not the result of an accumulation of material and colour, but rather the result of an opposite-and-contrary action. Scrapings crack the surface, releasing the energy stored in the gesture of the artist, which, while it takes place, outlines a motion full of power. Now, in the same way we reach the calm after the storm, we see materialising emergencies of signs, geometric derivations and archetypal forms that translate visually the original creative impulse.
This is not an attempt to represent the work of Antonio Milana but rather to dissolve, whereby through disruptive action, the opportunity of a creative reorganisation of the existing elements is created in a process of transfiguring the real.
Disoriented and suspended in space-time, we let ourselves be carried into the life of the artist, where we learn to see the surrounding reality through the eyes never tired of those who observe the world with wonder. Abandoning preconceived certainties and categories, with which we index the world every day, will dock into an unknown and incomprehensible universe. Defences fall and you feel the vulnerability of those who look around for landmarks. Awareness of the direction that was taken fades and orientation falters. The only way to continue the journey within the work is to give in to instinct and be enveloped by the lifeblood of the sign, which distinguish the beginning of a new path.
Milana transforms his world in painting. It is the ego of the artist that works on indescribable and uncategorised sensations. An unpredictable algebra that tells about fractures, changes of direction and drifts. It is about fractures in time, as in ‘Dove, Quando’, where the use of iron wires and ropes make the tension within two opposites visible, and in their junction point the origin of a space-time break is fixed. It is about routes and deviations, where ‘Coevo Istinto’ takes us, as a radar indicating possible imaginary directions or a place where everyone would go to. Maybe we are not ready yet, and do not have enough courage to follow this road. We should surrender to the desire and not hinder it through rational designs that organise and articulate the approaching future. The unpredictable algebra then appears as the condition of those who choose to live on the edge like a trapeze artist suspended in space, without any protection and shelter, who reacts to any life vibration. The promptness of the reflex is the only alternative to fall. This is the responsiveness that the artist practices daily to live his present.
‘My future is in the present’: he seems to say with the work ‘Io non attraverso l’Universo tutto da solo’. He seems to directly invite bystanders to accompany him, or better to remind them that, even with a different attitude to reality, we all are walking the same route. It is just a question of points of view and perspective. This is how Milana, through his inner and personal reflections, awakens questions remained unsolved. The artist, in fact, constantly asks questions that, traduced in painting, offer the observer the possibility to establish a direct dialogue with the artwork.
As in ‘Sintonia’, balance is right between heaven and hearth. A movement is depicted turning counter clockwise, and the pace of the colour betrays the direction. It floats in an astral atmosphere, and it is the light it emits that draws us deeply. It might seem almost like a backlit screen and yet does not shine with reflected light, but with its own light. A light that, for the large size of the work, covers the whole of the visual field producing an environmental influence in space.
As for the trapeze artist everything becomes flat surface, each object loses its shadow and with it the tangible physicality. All that remains is a trace, a memory of itself. Milana perceives these tracks and returns the tactile impression of a passage or an opening in a new direction there to be taken. Through his signs he outlines viable itineraries for the eye to analyse its feasibility, as if in front of a map to decipher. The visitor’s balance becomes also unstable and, step by step, he experiences the artist’s path and experiments the practicality of a new sensible knowledge.
The observers have their feet down on the solid ground and, with their faces turned up, look at the artist through the unknown. Who knows what scenario Milana is pointing his gaze to. From top to bottom you can see only the steps and not the horizon towards which the artist is going. An unknown street, perhaps never beaten before. The artist thus becomes a trailblazer, a precursor of times, who, experiencing every day the risk of making choices, always goes beyond the ordinary habit, constantly changes his perspective on the world, to have before his eyes always new and unknown places to reach out to.